Erano proprio necessarie quelle polemiche?
di P. Cicconofri
Dopo mesi di inutili accuse e di richiami a complotti di ogni tipo, il campo ha ad oggi ha emesso un verdetto che a qualcuno sarà rimasto indigesto: la prima inseguitrice della Juventus, la Roma, si trova a 14 punti di distanza.
Era proprio necessario ricorrere a mezzucci di fortuna solo per vivacchiare qualche mese grazie alla spinta mediatica, per poi arrivare all’involuzione completa del gioco, temendo addirittura di perdere un posto per l’accesso alla prossima Champions League?
Garcia e il suo violino suonato a furor di telecamere, Totti e quel “campionato a parte “ per la Juventus, De Sanctis e quelle teorie su complotti vari. Senza contare le uscite di Benitez e i tweet cinematografici di De Laurentiis. Possiamo dire, a ragion veduta che, anche quelli che dovrebbero essere professionisti affermati, partecipano ad affondare il nostro calcio come un qualsiasi tifoso da bar, contribuendo a renderne evidente i limiti.
Limiti non solo calcistici, ma anche legati alla cultura sportiva. Se sono questi gli esempi da cui dovrebbe arrivare una lezione di educazione allo sport, non meravigliamoci delle conseguenze.
Teniamo anche conto che nessuno ha richiamato all’ordine i vari protagonisti, anzi, li hanno aiutati a sostenere quelle che sono solo scuse atte a nascondere il fallimento. Mesi di gogna mediatica (vero De Paola?) alla caccia del colpevole, apparizioni televisive di chiunque si dichiarava pronto a recitare il ritornello “la Juve ha vinto solo grazie ad arbitri compiacenti”; le missioni di moralizzatori che nei vari salotti televisivi chiedevano l’intervento addirittura della politica, spazzate via dalla legge del campo.
Il campionato non è finito, la matematica lascia aperta ogni conclusione, ma a qualcuno, l’attuale momento dovrebbe insegnare qualcosa.
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