Dal Parma alla Lazio: dodici giorni senza Juve
di S. Bianchi
A casa mia abbiamo un’abitudine consolidata che elimina discussioni sul nascere: quando in TV c’è la Juve, quello si guarda, giocasse anche col Pontremoli; cosa guardare gli altri giorni è insindacabile decisione di mia moglie, che al pari di quasi tutte le donne, vede l’estate, le festività natalizie e ogni interruzione del campionato come evento benefico e favorevole. Unica cosa buona di domenica prossima, col campionato sospeso per dar spazio alla Nazionale, è che avrò più tempo per assaporare sia il sette a zero, che il supergol di Tevez al Parma.
La sospensione di questo tambureggiante campionato lascia spazio anche a pensieri di più ampio respiro. Invece di pensare all’effetto elastico, che per gli anticipi e i posticipi allunga e accorcia i distacchi in classifica nel giro di poche ore, uno può pensare più pacatamente al calcio come movimento, e riflettere ad esempio su chi governa il calcio in Italia (o dovrebbe farlo con capacità e prestigio) e su chi lo giudica da un punto di vista sportivo (e dovrebbe farlo con più acume e senza far scadere i termini prescrittivi). Mi riferisco a quel prestigioso rappresentante che Lotitus e Zio Fester hanno regalato al nostro calcio, quel presidente della FIGC che, “assolto” dal giudice Palazzi, è stato inibito dall’UEFA per la frase razzista delle banane, e poi sospeso anche dalla FIFA. Tertium non datur, diceva Parmenide (ahi, Lotitus mi ha contagiato!), quindi delle due una: UEFA e FIFA non capiscono nulla e Palazzi ha ragione … o viceversa.
Altro pensiero cui dedicarsi con calma è il ritorno in auge d’entrambe le genovesi: non avveniva da qualche tempo. Come avete capito, guardo le altre squadre solo se giocano contro la Juventus, quindi ho scoperto come fa punti il Genoa: buon portiere, dieci dietro, palla lunga e un po’ di fondoschiena per gradire. Provo molto più piacere nel ritrovare la Sampdoria ai piani alti della classifica, spero per motivi legati al bel gioco, dati gli ottimi rapporti sempre intercorsi tra me e i blucerchiati. Rapporti che vanno da una zia doriana che abitava in Marassi, due passi dallo stadio, che trovava i biglietti di Samp-Juve a me e mio padre (erano i primi anni ’60!), alle figurine Panini dell’introvabile Ocwirk con la sua simpatica maglietta, all’essere la gara con i doriani la prima partita cui ho assistito, anni dopo essere scampato all’Heysel.
La sospensione stempererà il ricordo d’uscite di scena teatrali da vecchia zia isterica di Moratti, che se ne va sbattendo la porta per l’accusa di Thohir di aver lasciato alle sue spalle un buco più nero che azzurro, causa varie brillanti operazioni tipo Vampeta, Sforza, plusvalenze fittizie e “vendite” del marchio.
Nella pausa, potrò bearmi della convinzione che, se tutto va come spero, potremo presto vederne delle belle. Mi spiego. Ai tempi dell’amata Triade, senza apporti in denaro da parte della Famiglia Agnelli, Moggi faceva e rifaceva la squadra, con la Juve per dieci anni in condizione di poter mettere le mani sulla Champions League. Ora, sempre in assenza di finanziamenti IFI (figurarsi!), pare si sia intrapresa una strada differente, investendo sui giovani e aspettandone la maturazione. Il partitone di Pogba, i due gol di Morata in venti minuti, il gioco spumeggiante (e l’assist!) di Coman fanno ben sperare in tal senso, come le conferme di Romulo e Pereyra, e il valore assoluto di tutti gli altri. Vedo insomma prossima una rivincita su calciopoli suggellata dalla vittoria in Champions League.
Ciò che mi farà attendere con più pazienza le venti e quarantacinque del prossimo sabato di campionato è il dolce, magnifico ricordo del cinquantesimo minuto di Juve-Parma, con l’Apache che resiste a un placcaggio rugbistico nella nostra metà campo, si beve palla al piede tutta la difesa emiliana per poi insaccare alle spalle dell’impietrito Mirante. Senza tema di smentita, affermo che quest’azione, che mi ha strappato una lacrimina di commozione, è arte come una poesia d’Ungaretti, una canzone dei (vecchi) Pink Floyd o un film di Fellini. Irripetibile.
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